Diamo la parola ai premi Pritzker 2001 HERZOG & DE MEURON, riguardo lo Stadio Nazionale di Pechino (2008).
“Generalmente non pensiamo in termini di simboli, ma lo stadio è effettivamente divenuto un simbolo, letteralmente un oggetto di culto. Gli stessi cinesi ne parlano come di uno dei più importanti monumenti culturali del Paese, alla stessa stregua della Grande Muraglia. Si identificano in esso e lo chiamano ‘bird’s nest’ (nido di uccello).
Per noi questo stadio è più di un semplice edificio, è parte della città. La nostra visione era creare uno spazio pubblico, per il pubblico, in cui potesse svolgersi la vita sociale, potesse accadere qualcosa, un qualcosa che fosse deliberatamente sovversivo o, almeno, non facilmente controllabile o rintracciabile.
So che vi sono architetti che adesso dichiarano che non avrebbero mai preso in considerazione l’idea di costruire in Cina. È una posizione ingenua e arrogante, che riflette una mancanza di conoscenza e di rispetto per gli straordinari traguardi culturali che questo Paese ha raggiunto, e continua a raggiungere, negli ultimi 5000 anni.
Oggi siamo convinti che costruire là (in Cina) sia stata una decisione giusta. Neppure noi possiamo accettare il disprezzo dei diritti umani, in qualunque forma si manifesti, ma crediamo fermamente che in questo Paese vi sia stata un’apertura, constatiamo un progresso e da qui dobbiamo partire. Non vogliamo sovrastimare il nostro ruolo, ma lo stadio rappresenta forse una componente, benché modesta, di questo percorso.
Prima di accettare un lavoro, ci domandiamo se possiamo realizzare qualcosa che vada al di là del commerciale. La nostra forza è creare edifici che permettano contraddizioni. Ci rifiutiamo di partecipare ai progetti che ammettano un solo tipo di uso, una sola forma interpretativa, magari anche ideologica. E nessuno, a Pechino, ci ha chiesto di creare un edificio ideologico.”
Credit to @Architetti – i Vincitori del Pritzker Prize 1979-2010