
La torre iconica progettata da Christian De Portzamparc per il Crédit Lyonnais (Lille 1995), nota come “lo scarpone da sci”, fa parte di Euralille, un ambizioso progetto commerciale che, inaugurato nel 1994, ha ridato vita ad una vecchia area industriale della città di Lille. Il master plann era firmato da Rem Koolhas.
Diamo la parola al premio Pritzker 1994 CHRISTIAN DE PORTZAMPARC, per capire cosa si nasconde dietro il progetto della Tour du Crédit Lyonnais.

“In realtà, in qualunque città, fare architettura è come scrivere una poesia oulipiana, con tutte le sue regole formali e matematiche. Bisogna adattarsi costantemente al contesto in cui si lavora, che è sempre unico e diverso.”

“Dopo la guerra le istituzioni politiche, pubbliche e religiose sono entrate in una sorta di clandestinità architettonica. La monumentalità era diventata quasi un tabù: i modernisti le avevano rimproverato la ricerca degli effetti esterni e i reggimi totalitari hanno contribuito ampiamente al suo discredito. Le architetture internazionali funzionaliste del dopoguerra erano moderne dichiarazioni di questa condanna.

Ovviamente l’architettura produrrà sempre effetti esterni ed interni che agiscono sui sensi. Tutti i sistemi razionali del mondo non possono fare nulla per evitarlo. Le sensazioni represse ritornano come sintomi. Il problema è controllare la percezione di certe entità. Così mi sono interessato agli edifici pubblici che danno peso al luogo, rimpolpando spazi che, in ogni caso, vivranno più a lungo di loro.”

“L’architettura e la città si manifestano come eventi fisici, sensoriali e materiali. Camminiamo nella città e l’architettura ci circonda. Può disgustarci o lasciarci indifferenti, ma può anche suscitare improvviso interesse o stupore. L’effetto del luogo può renderci stranamente “presenti”; può emergere un mondo occulto, segreto, che ci si rivela.”

“Quando lavoro a un progetto penso in termini di spazio, figura, distanza, ombra e luce. Penso direttamente in termini di forme e figure, ma questi concetti non sono mai stati affrontati sul piano teorico.”
Credit to @Architetti – i Vincitori del Pritzker Prize 1979-2010